Tutto comincia con il ritrovamento di alcuni vecchi dépliant pubblicitari all’interno di un numero di Motociclismo del 1972 acquistato per caso qualche anno fa in un mercatino…

Il 1972 è stato un l’anno in cui Giacono Agostini ha vinto l’ennesimo mondiale della 500 (il settimo di fila), del film “Il Padrino” (rivedetevi la scena [iniziale]), della prima volta del minuto da 61 secondi (lo sapevate? si chiama leap second) e dell’uscita della Fiat 126 (esticazzi…?). E’ anche l’anno, precisamente Gennaio 1972, in cui il Signor Rossi* decide di acquistare un motocicletta.. E quale miglior inizio se non quello di passare in edicola per acquistare Motociclismo e poi farsi un giro per concessionari ed accaparrarsi un kilo di dépliant da far vedere agli amici al bar?

Ecco, a distanza di 43 anni, sono entrato in possesso di quella rivista e non potete immaginare la sorpresa quando ho iniziato a sfogliarla ed ho trovato dentro quei vecchi depliant…

Chi non non ha avuto il sogno di acquistare una moto (bhè magari non tutti ma chi legge questo blog probabilmente si), chi non ha sognato ad occhi aperti su dépliant presi in concessionaria e tenuti sul comodino come santini, chi non ha passato ore a leggere e rileggere il solito articolo di Motociclismo, chi non ha trascorso giornate con gli occhi incollati su una moto in una vetrina?

Ce lo vedo, il sig.Rossi, in un freddo Gennaio dell’Anno Domini 1972 in pellegrinaggio contemplativo ai concessionari dell’epoca: rigorosamente in solitario – ossia senza la moglie – a sognare davanti alle vetrine delle maxi moto italiane più blasonate del tempo: Ducati, Laverda, MV Agusta, Benelli…

Alla Ducati vede la 750 GT. Il volantino che ho ritrovato riporta scritto a penna il prezzo di 920 mila lire.

Il motore longitudinale ad L era stato progettato dall’ Ing. Fabio Taglioni che al tempo era Direttore Tecnico della casa bolognese. Da questo modello è nata, pochi anni, dopo la [750SS] che è senza dubbio una delle motociclette più belle degli anni 70. La moto era da turismo (GT = Gran Turismo) con sella biposto ed è stata la prima Ducati ad avere il bicilindrico ad L che poi è arrivato fino ai giorni nostri (più o meno 🙂 ). Già, ma al tempo si diceva “Ducati soldi buttati” per cui, non del tutto convinto di questo nuovo “innovativo” modello, il Sig Rossi entra nella sua macchina e si dirige verso un altro concessionario.

Questo il depliant che ho ritrovato:

Ducati 750 GT

Brochure Ducati 750 GT

Arriva alla Laverda, una delle case motociclistiche più antiche. Nel concessionario va a vedere “La Laverda”, ossia la 750 SF e la più mite 750 GT. Il nostro amico è confuso: prendere una Gran Turismo da usare i fine settimana con la moglie oppure la sportiva SF con sella monoposto, assetto rigido e manubrio basso per fare scorribande la domenica mattina e far crepare di invidia i colleghi di lavoro?

Piccola nota: SF sta per Super Freni, capito bene? La Laverda aveva brevettato un sistema di raffreddamento dei tamburi tramite un “flusso centrifugo” (una sorta di ventola interna ai tamburi che aumenta il flusso di aria e migliora il raffreddamento). Avessero fatto un aggeggio del genere ai tempi nostri gli avrebbero dato un super cazzola-tarapia-tapica di acronimo in inglese, del tipo, che ne sò, LACFCBS (Laverda Advanced Centrifugal Flow Cooling Braking System)…. ma no! gli ingegneri capitanati dal Direttore Tecnico Luciano Zen proposero i seguenti acronimi: FC (Freni Cazzuti), FP (Freni Potenti) ed SF, SUPER FRENI! Il Direttore, Zen di cognome e di fatto, decise per SF.**

La storia motociclistica degli anni 70 ci ha regalato questo bellissimo cancello di ghisa a due ruote: lo Zen, per paura che il motore si rompesse, lo fece decisamente sovradimensionato ed il peso del motore arrivò a 90kg!). Il signor Rossi sapeva bene che la SF (un pò meglio la GT) era una moto impegnativa, con comandi molto duri (come la frizione), sospensioni rigide (la SF) ma il ferro da stiro marcato Laverda tra le gambe faceva un rombo da paura! Sul dépliant che ho ritrovato ci sono scritti due prezzi a penna, 980.000 Lire e 1.070.000 Lire, non so quale delle due costava di più, a naso mi verrebbe da dire la Super Freni. Sotto i volantini che ho rinvenuto:

 

Laverda 750 SF

Brochure Laverda 750 SF – 1

Laverda 750 SF

Brochure Laverda 750 SF -2




 

 

 

 

 

 

 

Laverda 750 GT

Brochure Laverda 750 GT -1

Laverda 750 GT

Brochure Laverda 750 GT – 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Laverda 750 SF

Brochure Laverda 750 SF -3

Laverda 750 SF

Brochure Laverda 750 SF – 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Laverda 750 GT

Brochure Laverda 750 GT – 3

Laverda 750 GT

Brochure Laverda 750 GT – 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sta di fatto che il nostro amico usci dal concessionario e si diresse verso quello della MV Agusta! Questa casa, negli anni 70, voleva dire un nome, Giacomo Agostini e le sue tante vittorie nelle competizioni (ci ha corso dal 1965 al 1973 vincendo 14 mondiali, 7 in 350 e 7 in 500 – correndo in parallelo su entrambe le categorie) . Il Sig.Rossi va a vedere l’affascinante 750 Sport: 4 cilindri, telaio rosso, pedane arretrate, manubri bassi, sella monoposto rossa e 4 scarichi separati (il 4-in-4), moto da un look e caratteristiche sportive (non a caso si chiama 750 SPORT) ma con una trasmissione ad…. albero cardanico…!!! (maccheccazzo!)….

Il cardano è per le moto da cummenda come le BMW e per le moto Guzzi della polizia ma non per una moto sportiva!! Ma perchè? E’ come acquistare una Porsche 911 GT RS e trovarci le 155/60 R15 o prendere un Land Rover Defender e trovarci montate le gomme della Panda 45, la domanda è: “perchè tutto questo?” [pare che il Conte Augusta volesse impedire ad i privati di correre con una 750 non ufficiale, per cui decise di tagliarsi le palle per fare la moglie scontenta…. ed impose ai progettisti di montare un albero cardanico in una moto che di fatto era progettata per andare in pista]. La moto aveva un altro difettuccio: le marmitte erano troppo basse per cui grattavano sull’asfalto in fase di piega…..(dettagli…).

Era e rimane una motocicletta di gran fascino, una delle più fini moto degli anni 70, ma con qualche sbavatura che la allontanava un pò dal concetto di sportività che tanto voleva trasmettere. Ecco il volantino ritrovato:

MV Augusta 750

Brochure MV Augusta 750 – 1

MV Augusta 750

Brochure MV Augusta 750 – 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu così che il Sig. Rossi arrivò al concessionario della Benelli per vedere la Tornado 650.

Questi sono gli anni in cui la Casa è in mano alla famiglia De Tommaso che, per risparmiare tempo e soldi, impose ai suoi ingegneri di copiare alcuni motori giapponesi, come quello della Honda CB 500 Four. Non è però il caso della Tornado 650 che fu progettata prima dell’arrivo dell’imprenditore argentino. Era una moto da turismo di fascia più bassa paragonata alle altre che abbiamo visto, non aveva nemmeno l’avviamento elettrico e per metterla in moto si doveva scalciare sulla pedivella. Moto di scarso fascino, voglio immaginare il Sig. Rossi che se ne esce poco convinto dal concessionario rimuginando su quale moto alla fine acquistare. Questo è il volantino:

Benelli 650 Tornado

Brochure Benelli 650 Tornado – 1

Benelli 650 Tornado

Brochure Benelli 650 Tornado- 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ci è dato sapere come sia andata a finire, forse, dopo mille pensieri, il Sig. Rossi ha preso una moto giapponese, magari un’Honda Four (in quel numero di Motociclismo del Gennaio 1972 c’era la prova della CB500 Four): moto avanti anni luce da tanti modelli di motociclette che erano al tempo vendute in Europa e non stento a credere che il nostro amico sia stato tentato da una quattro cilindri in linea con un serbatoio [Candy Gold].

* nome inventato

**storiella inventata